Sono rimasto al quanto stupito nel leggere l'articolo in oggetto. Le argomentazioni che vengono proposte mi fanno ricordare gli arbori dell'allergologia che, vorri ricordare nasce in Italia all'incrca negli anni 50. Oggi l'immunoterapia allergica costituisce uno strumento valido, efficace e assolutamente SICURO. La somministrazione sottocutanea in termini di praticità, facilità di esecuzione, sicurezza ed efficacia è assolutamente superato dalla somministrazione per via sublinguale che non solo consente la somministrazione del farmaco a domicilio ma anche migliori risultati agendo direttamente sui siti di riconoscimento del materiale allergenico respiratorio, non è da poco il vantaggio di poter iniziare un'immunoterapia per via sublinguale ad un'età notevolmete inferiore a quella a cui si era uso praticare la terapia sottocutanea. Ritengo che oggi l'immunoterapia allergica (AIT), dopo il suo riconoscimento come farmaco a tutti gli effetti non ha bisogno di un tal tipo di studio e di verifica. La vera verifica deve essere fatta spesso sugli allergologi che ancora non la ritengono una terapia. Per quanto concerne la durata dell'Immunoterapia allergica è la logica che ci da una risposta: se il paziente durante il suo percorso terapeutico verrà seguito, e da un punto di vista clinico e da un punto di vista reattivo, in vivo e in vitro, sarà questa l'indicazione che ci dirà per quanto debba essere protratto il trattamento. Non mi meraviglio che un tale articolo origini dagli Stati Uniti D'America in cui la somministrazione sottocutanea è la preferita perchè distribuita e somministrata direttamente dal medico specialista.
L'allergologia clinica costituisce un'ulteriore evoluzione della medicina interna e non è unicamente somministrazione di terapie secondo schemi standard senza akcuna considerazione del paziente come una singola entità. Purtroppo paghiamo lo scotto di dcenni di silenzio e di sudditanza nei confronti della letteratura anglosassone.
Prof. Giovanni Trimarco
Università La Sapenza Roma