A mio parere il vero problema non è come curiamo, più o meno con successo, il covid19 in adulti o bambini. Una delle importanti domande senza risposta sull'epidemiologia del COVID-19 riguarda il ruolo dei bambini con covid19 ed in particolare il loro ruolo nella trasmissione e diffusione nelle comunità della malattia. Questo non è chiaro. I dati in letteratura sono ancora pochi e culturalmente descrivono situazioni molto diverse, in contesti socio-culturali ed economici diversi, per cui il principio di precauzione dovrebbe prendere il sopravvento. L’Italia è solo un piccolo paese soggetto al quadro pandemico globale, che è catastrofico. Non possiamo immaginare di essere immuni dalle influenze pandemiche globali.
Credo questo sia il senso di fondo dell’articolo.
Se leggiamo i dati UNICEF ci rendiamo conto dell’immane tragedia in atto per i più giovani, senza che nessuno la percepisca nelle sue corrette dimensioni.
L’UNICEF monitora specificamente la situazione bambini/adolescenti a livello globale riportando una stima attendibile e significativa della Johns Hopkins University di un incremento della mortalità infantile globale in 6 mesi di pandemia pari a 1,2 milioni di decessi (6000/giorno) per cause direttamente o indirettamente connesse al covid.
Dopo un anno di pandemia il 13% dei 71 milioni di contagi da COVID-19 in 107 paesi si sono verificati tra bambini e giovani sotto i 20 anni di età (dati UNICEF l’11 marzo 2021).
Sempre UNICEF-OMS riportano oltre 228 milioni di persone a rischio in 50 paesi per l’interruzione delle vaccinazioni contro malattie come morbillo, polio e ecc. a causa della pandemia e la maggior parte sono bambini. Sebbene le vaccinazioni stiano riprendendo, oltre il 30% dei paesi riporta ancora il blocco nelle vaccinazioni di routine per l’infanzia.
Gli effetti del COVID-19 dipendono dalla condizione economica e sociale dell’infanzia e delle loro famiglie (anche in Italia). Stime Globali per bambini che vivono in contesti socio-economici disastrati dicono che:
GLI EFFETTI DELLA PANDEMIA sono 142milioni di BAMBINI A RISCHIO POVERTÀ, 1,6miliardi di ALUNNI CON SCUOLE CHIUSE PER LOCKDOWN e 1 su 3 BAMBINI SENZA ACCESSO ALLA DIDATTICA, nemmeno A DISTANZA.
Ovviamente tra questi bambini ci sono anche nostri bambini e se le scuole restano chiuse aumentano i rischi, anche in Italia. Non sempre i rischi sono sanitari, ma anche formativi, con un impatto negativo sull’apprendimento e sviluppo cognitivo.
Infatti, l'impatto pandemico si estende anche sul fronte dell’ istruzione. Dei 1,6 miliardi di alunni che hanno visto le proprie scuole chiuse per ragioni sanitarie, circa un terzo non ha avuto i mezzi per usufruire della didattica a distanza. Milioni di bambini hanno abbandonato definitivamente gli studi in occasione del lockdown, pregiudicando così il loro futuro.
Dati UNICEF di marzo riportano che 168 milioni di bambini hanno avuto le scuole completamente chiuse per quasi un anno a causa dei lockdown, circa 214 milioni (cioè, 1 bambino su 7) hanno perso i 3/4 delle lezioni in presenza. Oggi, oltre 888 milioni di bambini continuano a soffrire per le interruzioni scolastiche causate dal COVID-19.
Separati dagli amici e dai parenti più stretti, dai compagni di scuola e dai maestri, confinati a casa, molti bambini e adolescenti hanno sviluppato paure, ansia, solitudine, con serie conseguenze per la loro salute mentale e benessere psicosociale. L'UNICEF stima che oltre 332 milioni di minori hanno vissuto pesanti ricadute sulla salute mentale ed il loro benessere.
Inoltre, le urgenze del contenimento del coronavirus hanno limitato o bloccato i servizi di prevenzione e protezione, proprio mentre la convivenza forzata e le difficoltà delle famiglie moltiplicavano le probabilità di comportamenti violenti.
Dopo un anno e mezzo di Covid19, i dati rilasciati dall’UNICEF svelavano una "nuova normalità" devastante per miliardi di bambini in un mondo ancora sconvolto dal virus.
E’ tutto questo che dobbiamo prevenire e curare con molta attenzione, né l’Italia ne è immune. Non è un problema di aspirina o plaquenil o desametasone o altro, è un problema di civiltà nel far sì che ai più giovani non vengano negate quelle opportunità che ciascuno di noi è riuscito ad ottenere fino ad oggi con la propria intelligenza e forza d'animo.
Un saluto