«Abbiamo vissuto 18 mesi terribili, i più difficili per il nostro Paese, e l'
industria del farmaco c'è sempre stata, con le competenze e la capacità di mettersi in sintonia con le richieste del Paese». Inizia così l'intervento all'assemblea pubblica di Farmindustria del ministro della Salute
Roberto Speranza. «Siamo in un tempo nuovo, i numeri del contagio ci offrono una realtà diversa, io sono prudente e cauto, siamo ancora dentro l'epidemia, guai a pensare che abbiamo vinto, ma siamo in una fase diversa, e in questa fase dobbiamo ripensare il servizio sanitario nazionale - ha aggiunto - saremo soddisfatti solo quando avremo in tutte le regioni zero decessi. Abbiamo segnato una svolta nella campagna di vaccinazione».
Speranza ha ricordato che «ora si deve ricominciare ad investire a mettere risorse nel sistema nazionale sanitario». Oltre alla quali, «servono le riforme che il Paese aspetta da tempo. Possiamo insieme lavorare ad una nuova stagione di investimenti dentro una fase economica espansiva. Ma abbiamo l'obbligo di fare le riforme e quella fondamentale è la riforma della programmazione della spesa sanitaria che non può più essere costruita per silos chiusi e tetti di spesa. Siamo ad uno snodo decisivo dello snodo del nostro Ssn, la sfida è gestire l'epidemia e rovesciare la crisi in un'opportunità - ha continuato - investire sul Ssn è il primo nodo se vogliamo aprire una stagione diversa, si è chiusa la stagione dei tagli, e si è aperta la stagione degli investimenti». Altro attestato di stima nei confronti dell'industria farmaceutica è arrivato da parte del presidente di Confindustria,
Carlo Bonomi. «Senza le vostre imprese, il mondo non avrebbe mai vinto la sfida al Covid. Dobbiamo assolvere un grande compito informativo per evitare valutazioni sbagliate», dichiara nel suo intervento all'Assemblea. «Devo dare atto che nella pandemia la farmaceutica italiana si è dimostrata all'altezza della sua fama. Anche tante altre industrie di altri settori, si sono ridisegnate, ma tutto questo è stato dimenticato. Abbiamo forte necessità di innovazione, la filiera della salute rappresenta un volano di crescita economica e sociale, questo patrimonio lo dobbiamo tradurre al meglio, ma ci sono tante riforme che vanno fatte», ha aggiunto.
Concorde anche il ministro dello Sviluppo Economico,
Giancarlo Giorgetti: «L'industria farmaceutica italiana è importante, è votata all'export e ha tenuto anche nel 2020, si devono però tenere presenti anche le criticità del settore, se andiamo a vedere l'ammontare delle risorse in ricerca, noi siamo consapevoli che il passaggio dalla ricerca all'industria è complesso, per questo serve l'azione del pubblico». Per Giorgetti si deve lavorare in Europa «per estendere il Temporary Framework per aprire nuovi spazi all'intervento pubblico. In Europa dobbiamo far capire quanto sia importante, quanto sia strategica, la specificità del settore farmaceutico, anche ai fini della sicurezza nazionale - ha aggiunto - Se riusciamo a far passare questo concetto si aprono degli spazi diversi dall'intervento pubblico».
Il ministro per gli Affari regionali e le autonomie
Mariastella Gelmini rimarca come l'Italia, insieme a Francia e Germania, è «fra i primi produttori di medicinali dell'Unione europea con un fatturato di 34 miliardi di euro ed un export che è cresciuto esponenzialmente negli ultimi cinque anni, giungendo a rappresentare oltre i due terzi del valore della produzione. Abbiamo imprese multinazionali che aprono stabilimenti in Italia e aziende italiane che investono nel mondo, pur mantenendo qui la propria base industriale e l'attività di ricerca». Il fatto che ciò sia stato possibile «coniugando un forte radicamento sul territorio nazionale attraverso la creazione di lavoro e ricchezza nelle nostre regioni, con un'ampia occupazione di qualità e di donne e di giovani, ci indica una strada. Quella strada che l'Europa intera ha deciso di percorrere con il Next Generation Eu e - continua - che voi avete con lungimiranza in qualche modo anticipato. Credo dobbiate essere orgogliosi del fatto che oltre il 40% degli occupati nelle vostre aziende sia costituito da donne, spesso con ruoli apicali nell'organizzazione aziendale. Così come è positiva l'attenzione che mostrate al ricambio generazionale, all'assunzione di giovani qualificati».