Al via nell'Aula della Camera l'esame del decreto legge sull'emergenza Covid che contiene le disposizioni relative al
Green pass. Arriverà, con molta probabilità, martedì la fiducia del governo al testo. Molti i pareri contrastanti sull'uso del documento. «Il Green pass va mantenuto anche dopo le riaperture complete. La fine delle limitazioni può avvenire con il 90% della popolazione italiana vaccinata». A sostenerlo, in un'intervista a "Il Messaggero", è il coordinatore del Comitato tecnico scientifico
Franco Locatelli. «Se si raggiungerà l'obiettivo del 90% di popolazione immunizzata, potremo pensare a riaprire tutto, a eliminare le limitazioni». «So che c'è chi ritiene che il Green pass sia soltanto uno modo per incentivare la vaccinazione, ma io invece sono convinto che sia anche un importante strumento di salute pubblica», sostiene il coordinatore del Cts che si dice favorevole ad estenderlo a partire dalla Pubblica Amministrazione e dalle forze dell'ordine.
Un uso più estensivo del Green pass e l'obbligo vaccinale solo come extrema ratio è, invece, il parere del sottosegretario alla Salute
Pierpaolo Sileri che auspica l'estensione della certificazione verde alle attività con più flussi di persone, senza distinguere troppo tra statali e privati. Il pass dovrebbe portare a vantaggi in più, per Sileri, «ad esempio in un luogo dove tutti hanno la certificazione forse sarebbe ora di eliminare le mascherine e il distanziamento sociale». In questo modo, aggiunge, «disinneschiamo la logica del che mi vaccino a fare». «Per tutelare la salute, e l'economia, bisogna incrementare la vaccinazione. Se non bastasse il Green Pass andrebbe preso in considerazione l'obbligo» e il green pass va esteso a tutti i lavoratori «agli statali, alle forze dell'ordine e gradualmente a tutte le attività che prevedono assembramenti al chiuso». Lo afferma
Walter Ricciardi, professore ordinario di Igiene all'Università Cattolica e consulente del ministro della Salute Speranza. «La pandemia potrebbe durare anni o finire nel 2023. I Paesi del G20 sanno che per superarla devono collaborare e pensano a un piano per sospendere i brevetti dei vaccini e costruire gli impianti di produzione delle dosi nei Paesi svantaggiati», spiega parlando dei lavori del G20 sulla salute. «Il punto da cui si parte è che il vaccino deve essere un bene pubblico globale e non un beneficio dei Paesi ricchi - continua -. La strada, dunque, è quella molto controversa della sospensione dei brevetti e del trasferimento tecnologico a livello internazionale».
Tra i politici all'interno alla maggioranza, non si placa lo scontro sui vaccini. Se
Matteo Salvini prova a smarcarsi facendo fronte comune con i governatori leghisti e smussando il no all'obbligo vaccinale, Pd e M5s cercano di fargli terra bruciata attorno.
Enrico Letta sottolinea il suo sostegno convinto all'allargamento della misura e auto-elegge il Pd a «partito più draghiano di tutti»,
Luigi Di Maio incalza: «Salvini deve decidere se inseguire la Meloni o il bene del Paese». Intanto, in vista dell'approdo nell'Aula della Camera la prossima settimana, il governo valuta sempre più concretamente la possibilità di mettere la fiducia sul decreto green pass aggirando i mal di pancia di parte di leghisti e Cinque stelle. Il ministro della pubblica amministrazione,
Renato Brunetta, non ha dubbi: il certificato verde andrà esteso «a tutto il mondo del lavoro pubblico e privato in maniera tale che ci sia una sorta di passaporto di sicurezza». L'allargamento del green pass sarà affrontato nella cabina di regia di giovedì prossimo tra il premier
Mario Draghi con i capi delegazione dei partiti al governo.