giu42022
Oncologia di prossimità, le cure sul territorio sono possibili. Servono equità di trattamento, appropriatezza e sicurezza
Nell'ultimo numero di Onconews
Luigi Cavanna, Direttore dipartimento oncologia ematologia ASL Piacenza e Presidente CIPOMO riflette sulla possibilità di attuare un'oncologia di prossimità secondo un modello che vede "un
unicum come modalità gestionale e di cura dei pazienti tra ospedale centrale e cura territoriale" e fa riferimento ai modelli già in corso di sviluppo. Ecco le sue riflessioni.
"La storia naturale del cancro è notevolmente cambiata nell'ultima decade, con aumento della sopravvivenza anche per malati con forma avanzata/metastatica e le persone che vivono con una diagnosi di tumore, in Italia e in occidente sono in costante aumento; da un lato le diagnosi sempre più precoci, dall'altro terapie specifiche e orientate a un bersaglio biologico permettono infatti di ottenere più guarigioni o aumenti di sopravvivenza anche in pazienti con malattia metastatica a prognosi sfavorevole fino a pochissimi anni fa.
A differenza di un recente passato, oggi molte persone con malattia metastatica possono vivere anni e lavorare con una vita relativamente normale. Tutto ciò comporta la necessità di controlli clinici, esami strumentali, terapie ripetute nel tempo e altro ancora. La risposta sanitaria, tuttavia, in termini organizzativi è rimasta sostanzialmente invariata rispetto ai decenni passati: l'unico punto di riferimento per i pazienti oncologici, pur con bisogni diversi, è l'ospedale, è l'oncologia ospedaliera presso ASL o università o IRCCS spesso con sede in ospedali di medie/grandi dimensioni, situati in capoluoghi di provincia.
Inoltre, l'incremento dell'aspettativa di vita e l'invecchiamento della popolazione rappresentano fattori di rischio che favoriscono lo sviluppo del cancro, la cui incidenza aumenta nettamente dalla quinta decade di vita. A quel punto, però, il tumore spesso si sviluppa in persone che presentano co-patologie quali ipertensione, cardiopatia, diabete, con necessità a loro volta di terapie e controlli ripetuti, e il malato oncologico si trova ad affrontare problematiche di ordine psicologico, sociale, economico, lavorativo e anche familiare.
Componenti di cui i si parla molto poco in ambito sanitario sono la distanza dalla sede di cura, il tempo impiegato, le spese e i disagi per il viaggio (travel burden), come evidenziato in una meta-analisi pubblicata dal nostro gruppo (1), tutti disagi importanti, soprattutto se ripetuti ogni settimana, ogni 2 o 3 settimane, per lunghi periodi, spesso per tutta la rimanente vita.
La distanza dal luogo di cura ha conseguenze negative su quattro aspetti: la diagnosi, perché la malattia può essere diagnosticata in fase più avanzata (ritardo diagnostico); le terapie, che possono essere non adeguate; l'esito, che può essere peggiore; la qualità di vita, che può anch'essa scadere.
Inoltre, nella realtà italiana, molti pazienti oncologici anziani riescono, con i propri mezzi, a raggiungere il piccolo ospedale di prossimità, o strutture sanitarie diffuse sul territorio come le case della salute (in Emilia-Romagna), ma non si sentono in grado di arrivare autonomamente all'ospedale capoluogo di provincia, sede dell'Unità Operativa di Oncologia. Per questo devono essere accompagnati da un caregiver, da volontari, da trasporti dedicati, con dispendio economico e in termini di perdite di giornate di lavoro. Nella realtà di Piacenza, avendo gli oncologi e gli amministratori della ASL preso coscienza anche di questi bisogni da ormai 20 anni, come precedentemente riportato (2,3), si è cercato di rispondere prendendo in considerazione la geografia della provincia e la distribuzione della popolazione complessiva anche in aree sub-urbane, rurali e montane. Si è concretizzata così una vera e propria rete territoriale che porta l'oncologo/ematologo e le cure oncologiche/ematologiche vicino al domicilio del malato, sfruttando l'esistenza di presidi ospedalieri periferici. Si è così attivato un servizio integrato tra il Dipartimento di Oncoematologia e i Dipartimenti delle Medicine e delle Cure Primarie dell'ASL di Piacenza che coinvolge le unità operative di medicina sul territorio nei tre presidi ospedalieri periferici e una casa della salute (CdS), per consentire ai malati residenti nelle zone più decentrate della provincia di vedere garantite le stesse opportunità di cura di chi vive vicino alla città e, di conseguenza, vicino all'ospedale principale. Da oltre dieci anni, all'attività di oncologia territoriale si è affiancata quella di ematologia sul territorio e più recentemente, da sei anni, il servizio in essere si è ulteriormente potenziato aprendo la possibilità delle cure oncoematologiche in una CdS posizionata in un territorio della provincia di Piacenza privo di presidi ospedalieri, che prima comportava il fatto che i pazienti percorressero oltre 80 km (1 ora e 40 minuti di tempo, con una parte importante di percorso stradale in zone di montagna), per ricevere terapie.
Nell'Azienda Sanitaria di Piacenza, da diversi anni è stato strutturato un modello organizzativo che prevede l'intervento degli oncologi o degli ematologi che dalla rispettiva unità operativa dell'ospedale principale si spostano giornalmente sul territorio e prestano la loro attività in ambulatori dedicati, con personale infermieristico dedicato negli ospedali di prossimità e in una casa della salute, favorendo la possibilità di visite, esami e cure oncologiche vicino al domicilio dei malati che vengono inseriti nei percorsi diagnostico-terapeutici aziendali (PDTA). La prescrizione del trattamento antitumorale viene fatta per via informatizzata. I chemioterapici sono preparati in sede centralizzata a Piacenza presso l'UFA e poi portati negli ambulatori oncologici alla CdS e ospedali periferici con mezzi dell'Azienda Sanitaria Locale, garantendo in tal modo sicurezza ed equità nell'allestimento; allo stesso modo si trasportatano anche i farmaci per le terapie orali.
Lo studio, pubblicato su Recenti progressi in Medicina (2), riporta che durante gli ultimi quattro anni, da gennaio 2017 a dicembre 2020, sono stati curati 1.339 pazienti oncoematologici in prossimità della loro residenza.
Questi dati evidenziano come un'oncologia di prossimità sia attuabile, secondo un modello che vede un unicum come modalità gestionale e di cura dei pazienti tra ospedale centrale e cura territoriale: stessi medici, stessa modalità di preparazione dei farmaci, stessa modalità di accesso non solo alle cure antitumorali, ma anche ai protocolli di ricerca, con conseguente risparmio economico e di tempo e semplificazioni nell'accesso alle cure. Altri modelli sono in corso di sviluppo sul territorio nazionale e il Collegio Italiano Primari Oncologia Medica Ospedaliera (CIPOMO) ha istituito un sottogruppo di lavoro finalizzato allo studio dell'oncologia del territorio coordinato da Sandro Barni".
Luigi Cavanna
Direttore dipartimento oncologia ematologia ASL Piacenza e Presidente CIPOMO
Fonti
1. Ambroggi M, et al. Distance as a barrier to cancer diagnosis and treatment: review of the literature. Oncologist 2015; 20: 1378-85.
2. Cavanna L, et al. Le cure oncologiche ed ematologiche sul territorio secondo il modello dell'ASL di Piacenza. Rendiconto di 4 anni consecutive. Recenti Prog Med. 2021 Dec;112(12):785-791.
3. Mordenti P, et al. La cura oncologica nel territorio. Esperienza nella casa della salute: risultati preliminari nella provincia di Piacenza. Recenti Prog Med 2018; 109: 337-41.